Sono le nostre imperfezioni a renderci più forti. Sono loro a tracciare la strada delle nostre cose interrotte.
«L’amore che ognuno di noi riceve ha la stessa funzione delle stelle per i navigatori. Ci indica la rotta. Rimane in fondo alle nostre tasche, così, ogni volta che lo desideriamo, ogni volta che ne sentiamo la necessità, possiamo accertarci che sia sempre lì affondandovi una mano.»
Mi chiamo Vittoria e la mia vita è perfetta.
Ho una grande casa e tanti amici. Non mi interessa se mia madre si comporta come se io non esistessi. Se mio padre è morto quando ero piccola. Se non ricordo nulla della mia infanzia. Se, anche circondata da persone e parole, sono in realtà sola.
Io indosso ogni giorno la mia maschera, Vittoria la brava figlia, la brava amica, la brava studentessa. Io non dico mai di no a nessuno. Per me va benissimo così.
È questo senso di apnea l’unica cosa che mi infastidisce. Quando mi succede, quello che ho intorno diventa come estraneo, sconosciuto. Ma è solo una fase. Niente potrebbe andare storto nel mio mondo così impeccabile.
Ero convinta che fosse davvero tutto così perfetto. Fino al giorno in cui ho ritrovato i pezzi di un vecchio carillon di ceramica. Non so cosa sia. Non so da dove provenga. Non so perché mi faccia sentire un po’ spezzata e interrotta, come lui. Ma so che, da quando ho provato a riassemblarlo, sono affiorati ricordi di me bambina. Della voce di mio padre che mi rassicura mentre mi canta una ninnananna. Momenti che avevo sepolto nel cuore perché, come quel vecchio carillon, all’improvviso si erano spezzati per sempre.
Eppure ora ho capito che è l’imperfezione a rendere felici. Perché le cose rotte si possono aggiustare e diventare ancora più preziose.
La mia recensione
Mentre fuori le cicale friniscono anche di notte, quasi a chiedere al cielo di piangere qualche goccia di pioggia, io e la mia influenza ci teniamo strette, tra fazzoletti e antibiotici. Inutile dire che in questi casi è d'obbligo cercare la compagnia di un buon libro che possa far dimenticare ogni acciacco e, perché no, che sappia anche riparare qualche crepa del cuore, che non fa mai male.
Avevo messo gli occhi su "Ogni piccola cosa interrotta", l'esordio della scrittrice romana Silvia Celani, già da un po' quindi ho colto al volo la proposta di leggerlo e raccontarvelo a parole mie. Perciò eccomi qui, pronta a fare con voi una passeggiata tra i ricordi che questo romanzo mi ha lasciato.
Iniziare un nuovo romanzo è sempre un po' rischioso per chi come me si lascia facilmente travolgere dalle emozioni stampate su carta e inchiostro. E sapevo che la storia di Vittoria, che nasconde profonde cicatrici dietro una facciata di scintillante perfezione, mi avrebbe stropicciato i pensieri e messo in disordine i sentimenti, ma questo non vuol dire che fossi realmente pronta a tutto quello che "Ogni piccola cosa interrotta" ha portato con sé!
Se cercate un libro che possa insegnarvi ad amarvi nonostante tutte le strade interrotte che racchiude il vostro passato, allora l'esordio di Silvia Celani potrebbe essere la risposta che stavate cercando. Se volete saperne di più, ma non troppo, su questa bella storia, allora venite con me: vi dirò perché a me è piaciuta davvero tanto.
Sarò franca: quando io e Vittoria ci siamo conosciute, non ci siamo piaciute molto. Lei, studentessa discontinua, bella e viziata, che vive in una casa perfetta della Roma bene, nascosta dietro l'immagine perfetta di sé che le piace mostrare al mondo, mi è subito sembrata quel tipo di protagonista che non mi va a genio. E sicuramente io, con tutti i miei difetti, le mie contraddizioni e il vizio di essere più vera che mai, non ho fatto una bella impressione a Vittoria. Ammetto che all'inizio avrei voluto scuoterla un po' dal torpore silenzioso in cui si muoveva, tra amiche poco sincere e una madre così fredda da far abbassare le temperature di questo luglio rovente. Ma prima ancora che potessi chiedermi se io e Vittoria avremmo mai veramente legato, ecco che Silvia Celani scuote le acque di quella superficie apparentemente limpida, mostrando l'oceano in tempesta che infuria nel cuore di Vittoria. E io, ai mari in tempesta, proprio non so resistere.
Quindi eccomi qui, un po' commossa a ricordare tutte le splendide sorprese che "Ogni piccola cosa interrotta" mi ha regalato e le belle, bellissime lezioni che Vittoria mi ha impartito. Sì, perché dietro la falsa immagine di immutabile perfezione, Vittoria nasconde crepe che bruciano e silenzi che scavano l'anima, paure che tolgono il fiato e fanno tremare la terra sotto ai piedi e ricordi che non hanno voce, ma implorano di essere ascoltati.
Quella raccontata da Silvia Celani è la storia di una ragazza fragile, che ha perso suo padre e ogni ricordo a esso legato, che non sa più chi sia sua madre, che vorrebbe nascondere le proprie cicatrici e che non sa come gestire tutte le emozioni che affollano il suo cuore, così forti da tradursi in attacchi di panico. Una ragazza che scopre se stessa e l'amore, quello vero, nei modi più sorprendenti e semplici allo stesso tempo, trovando risposte che non sapeva nemmeno di cercare e insegnando qualcosa anche a noi, che la conosciamo per caso.