Atelier dei Libri: Recensione: "Tartarughe all'infinito" di John Green

giovedì 29 marzo 2018

Recensione: "Tartarughe all'infinito" di John Green




So che molti di voi erano in attesa della recensione dell'ultimo libro di John Green, se non altro per il notevole hype che l'autore dell'indimenticabile "Colpa delle Stelle" è in grado di suscitare. La verità è che terminare Tartarughe all'Infinito è stato più duro del previsto, e nella recensione più sotto, vi spiegherò anche il perché.



Titolo: Tartarughe all'infinito (Autoconclusivo) 
Data di pubblicazione: 11 Ottobre 2017
Autore: John Green
Dove comprarlo: IBS
Prezzo: 17,00 €
Editore: Rizzoli
Pagine: 350


Tutto inizia con un miliardario in fuga, e la promessa di una ricompensa. Tartarughe all'infinito parla di amicizie capaci di vincere il passare del tempo, dell’intimità di una riunione inaspettata, delle fan fiction su Star Wars e di strani rettili che si chiamano tuatara. Ma al suo cuore c’è Aza Holmes, una ragazza di 16 anni sballottata dalle onde della sua vita quotidiana, prigioniera nella spirale – ogni giorno più stretta – dei suoi stessi pensieri.




La mia recensione


E’ bene introdurre questa recensione con una piccola confessione: pur essendo una fan di John Green e del suo stile comunicativo, ho sempre avuto un rapporto altalenante con i suoi libri. Non dimenticherò mai le emozioni vissute leggendo “Colpa delle stelle”, ma come spesso accade quando ci si avvicina per la prima volta ad un autore iniziando a leggere il suo personale capolavoro, è inevitabile spostare l’asticella delle aspettative molto in alto, rischiando facilmente di sbatterci il naso contro. Forse anche per questo, leggendo “Cercando Alaska” e “Città di carta” dello stesso Green, non sono rimasta particolarmente colpita, anzi.
In nessuno dei due ho ritrovato quelle emozioni, ma almeno quel pizzico di delusione mi ha aiutato a ridimensionare le mie aspettative esagerate nei confronti di Green e a immergermi nella lettura di “Tartarughe all'infinito” senza aspettarmi la luna. Ma, vi anticipo, non è bastato.
"Tartarughe all'infinito" è interamente narrato dal punto di vista della protagonista, Aza Holmes, una sedicenne affetta da ansia e disturbo ossessivo compulsivo, che combatte per non rimanere intrappolata nella spirale di pensieri convulsi e circolari che la sua condizione le suscita. 
Tutto qui. Fine della trama. Non sto scherzando. Perciò se temete che io possa in qualche modo rovinarvi la lettura con degli spoiler, potete leggere la mia recensione serenamente: farne, in questo caso, è pressoché impossibile.

Come dicevo, della trama neanche l'ombra. Leggendo la sinossi, qualcuno potrebbe pensare, come ho pensato anche io, che ci sia molta carne al fuoco, ma la triste realtà è che, pagina dopo pagina, tutti gli altri aspetti della storia si sono rivelati inconsistenti come fili di fumo, messi lì da Green forse per tentare di dare un contesto narrativo a quello che, altrimenti, sarebbe stato uno schietto incrocio tra un romanzo introspettivo e un saggio sugli effetti dei disturbi psichiatrici. Una lettura interessante, magari, ma difficile da sdoganare come una fiction per giovani adulti.
L’intera storia di Davis, amico di Aza sul cui padre milionario pende una taglia a causa della sua scomparsa nel corso di un’indagine di polizia, si dipana come un nonsense privo di un inizio o di una fine degni di questo nome, usata come mero pretesto per dare un po’ di spazio e profondità ai personaggi secondari, che purtroppo restano figure marginali rispetto al vero protagonista del libro: John Green.
Conosciamo (e abbiamo amato) lo stile di Green, che trasforma tutti i suoi protagonisti poco più che adolescenti in distributori automatici di citazioni memorabili: colti, acuti, ironici, spesso fin troppo profondi per rispecchiare una realistica idea di teenager, i suoi personaggi si fanno veicolo della geniale mente creativa del loro autore. Ma in questo caso Aza diventa quasi un suo alter ego: parla come lui, pensa come lui e affronta i suoi stessi disturbi, così ingombranti da schiacciare ogni altra sua esperienza, privandola di spessore. Persino la storia d'amore, vissuta nella mente di Aza, diventa una paranoia.  In effetti, "Paranoie all'Infinito" sarebbe stata una traduzione più azzeccata per il titolo, sia letteralmente che per i contenuti.


Non è un mistero che in questo libro, Green mirasse a offrire ai lettori la sua personale visione del disturbo che gli ha condizionato tutta la vita, e almeno in questo “Tartarughe all'infinito” coglie il bersaglio. Trovarsi nella mente tumultuosa di Aza/John è un’esperienza interessante, che aiuta a comprendere meglio le difficoltà che chi soffre di questa condizione deve affrontare ogni giorno. Ma “interessante” non vuol dire per forza piacevole.
Ironia del destino, sembra che nel volere parlare del suo disturbo, Green abbia dovuto in parte cedere ai suoi effetti, concentrandosi nella descrizione delle sue conseguenze sulla vita di Aza al punto da venirne risucchiato, tralasciando tutto il resto.
A conti fatti, trovo che  “Tartarughe all’infinito” abbia il pregio di far luce su una malattia poco conosciuta e a tratti sottovalutata, rivissuta attraverso le esperienze di un autore brillante che per raggiungere questo scopo, ha sacrificato gli altri aspetti della narrazione. I collezionisti di citazioni troveranno alcune chicche, ma che da sole non bastano a colmare le mancanze nella caratterizzazione dei personaggi e delle loro connessioni, la debolezza della storia e la mancanza di una conclusione davvero soddisfacente. 
Mi è già capitato di leggere libri che esplorassero il tema dei disturbi mentali, e tra questi ho amato quelli in grado di bilanciare questo aspetto con una storia trascinante e dei personaggi in grado di emozionare per cui fare il tifo. Questi elementi in "Tartarughe all'Infinito" sono venuti a mancare, privando il lettore degli appigli necessari per non venire risucchiati nel vortice di disagio e smarrimento di cui Aza stessa è vittima. In questo modo, esattamente come la malattia impedisce ad Aza di godere dei piccoli momenti di gioia sparsi nel libro, le mancanze nella narrazione privano il lettore della possibilità di godere del libro stesso.


Verdetto: Paranoie all'infinito.


Livello sensualità: assente

4 commenti:

  1. Sono stato un po' più buono di te con le stelline finali, ma in generale concordo, non mi è piaciuto. Tengo molto ai miei Green, tutti belli in fila in libreria, ma quest'ultimo l'ho regalato senza pensarci su a qualcuno che per fortuna lo apprezzerà più di me.

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  2. Di John Green ho letto solo "E' colpa delle stelle"
    Il libro mi è piaciuto, ma non so perchè, pur avendo uno stile semplice, non scorreva via facilmente come capita con altri libri
    Ho intenzione di leggere anche gli altri che ha pubblicato prima di farmi un'opinione su di lui
    In ogni caso su questo romanzo ho letto molti pareri simili al tuo

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  3. Appoggio in pieno tutta la recensione. Da buon amante della lettura YA ho letto tutti i libri di Green e devo dire che questo finisce in ultimo nella mia lista dei preferisti, insime a Teorema chaterine. Avevo aspettive alte ma sono stato deluso.

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  4. Di Green ho adorato Colpa delle stelle e Cercando Alaska. Città di carta è stato un "meh" mentre ho trovato carino Will ti presento Will. Tartarughe all'infinito mi manca, però la tua non è la prima recensione non proprio entusiasta che leggo, perciò sono molto indecisa (per non dire per niente convinta!).

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