Giveaway: leggi l'inedito de La rosa bianca di Stefania Auci e vinci una copia autografata del romanzo!

Miei cari, è Natale e sapete che io adoro regalarvi splendidi libri, vero? Be' proprio perché questo è il periodo dell'anno in cui si fanno i regali più meravigliosi, oggi voglio mettere a vostra disposizione non uno ma ben due omaggi!

Il primo è un succulento, spassoso e fantastico RACCONTO CEDUTO IN ESCLUSIVA A VOI LETTORI DI ATELIER DEI LIBRI - ringraziamo la mitica Stefaniua Auci per questo onore - del romanzo storico e romantico La rosa bianca di Stefania Auci. 

Il secondo è una copia AUTOGRAFATA del suddettto splendido romanzo che arriverà dritta dritta a casa di un fortunato lettore (leggete la mia recensione a quattro stelle mi raccomando)! 

Per chi non conoscesse il romanzo (cosa impossibile perché avrete sicuramente letto la mia recensione, vero?) allego la bella cover e l'intrigante trama. Se volete vincere una copia da sbaciucchiare, amare e leggere tutto d'un fiato, non vi resta che andare avanti fino alla fine del post. 

AFFRETTATEVI, prima che i Maya ci stronchino con la loro profezia!

Data di uscita: in edicola dall'1/12/2012
Casa Editrice: Harlequin Mondadori
Titolo: La rosa Bianca
Autrice: Stefania Auci
Prezzo: 6.00 €

Pagine: 315

Francia/Scozia, 1745 - Indipendente e misteriosa, Annette Pontmercy è l'amante di un capitano francese al seguito di Carlo Stuart, e per questo, quando Cameron Grant, ribelle giacobita e abile seduttore, cerca di conquistarla, lei lo tiene a distanza con ironia e intelligenza. Presto, tuttavia, Cam comprende che lei è ben altro che l'affascinante compagna di un ufficiale, e che nasconde un oceano di segreti. Ma solo alla vigilia della battaglia di Culloden Annette rivelerà infine il suo vero volto, e allora Cameron dovrà prendere una decisione che lo cambierà per sempre.

Se non conoscete la bravissima autrice nostrana Stefania Auci vi consiglio di andare a curiosare nell'intervista che ha rilasciato tempo fa per Atelier dei Libri (qui), ma ancor di più vi suggerisco di perdervi nella lettura del piccolo ma imperdibile racconto che Stefania ha deciso di regalare a voi lettori di Atelier dei Libri! 

Sono certa che dono aver assaggiato la sua penna non potrete più fare a meno di desiderare di leggere oltre, perciò non vi resta che partecipare a questo giveaway e, se non vincete, correre in edicola a comprare il romanzo!

 IL RITORNO DEL GUERRIERO

 di Stefania Auci

Andrew si chiese perché fosse ancora lì, chiuso fuori da casa sua. Contemplò l’ammasso informe di coperte e cuscini che giaceva ai suoi piedi. Avrebbe dovuto picchiare contro la porta d’ingresso fino a farla saltare sui cardini, accidenti, e dare una lezione a quella ragazzina impertinente che si era preso per moglie.
Diede un pugno allo stipite, poi un altro. Gridò.
<<Maledizione donna! Apri questa dannata porta, subito, se non vuoi che venga lassù a batterti!>>
Gli rispose un fruscio cupo di vento che proveniva dalle sue spalle e che lo avvolse per un istante, per passare oltre, in fretta, verso il fiume.
La notte accolse il grido di rabbia dell’uomo e lo inghiottì. <<Amy, femmina bizzosa, mi hai sentito? Apri subito!>> urlò di nuovo, più stanco che incollerito. Aveva percorso molte miglia quel giorno correndo in fretta per tornare da lei, per abbracciarla…
Non certo per trovarsi dinanzi una porta sprangata.
Dalla finestra al piano superiore provenne un cigolio. Un’imposta di legno si aprì e comparve una testa avvolta in uno scialle. Lunghe ciocche nere le accarezzavano l’ovale del viso, le dita erano contratte sul davanzale. Amy. Ed era furente.
<<Scordatelo.>>
<<Tu…>>
Non riuscì a continuare. L’imposta si richiuse seccamente.
<<Porca miseria, donna>> imprecò Andrew, con le mani sui fianchi. In preda alla collera, rifilò un calcio al portone.
Un istante dopo si rese conto che la porta della sua casa era di legno massiccio, e che quella era la strada migliore per fracassarsi un piede.
<<Che il diavolo ti porti, Amy Taylor. Domani mattina te la dovrai vedere con me, e ti insegnerò a rispettare tuo marito>> bofonchiò, raccogliendo di malavoglia cuscini e coperte. <<Ecco cosa succede a dare troppo spazio alle femmine impudenti. Non è normale che un marito tornato da un lungo viaggio non possa nemmeno dormire nel proprio letto.>>
La finestra si aprì di scatto, di nuovo; lo sportello sbatté con forza sul muro di pietra. Frammenti di calce e intonaco caddero a terra. <<Senti un po’, Andrew Dove: io ti ho aspettato per giorni. Tutti in Scozia sapevano che la Rosa era fuggita in Francia, tutti! E tu, razza di pecora lanosa e belante, non hai pensato di mandarmi un messaggio per dire se eri vivo? Hai una vaga idea di come sono stata in pena?>>
Andrew si voltò, sbalordito. Aprì la testa per replicare ma fu zittito da un oggetto grosso e polveroso che gli colpì la testa. Un altro cuscino. <<Sei l’essere più insensibile, crudele e zotico che abbia mai incontrato, e sfortuna delle sfortune, sei mio marito!>>
Il livello di rabbia dell’uomo salì in fretta. Tornò indietro, con i pugni stretti lungo il corpo e l’abito schiaffeggiato dalle folate di vento che venivano dal bosco. Alzò la testa e rispose a muso duro. <<Qui lo sventurato sono io!>> esclamò furibondo. <<Mi sono preso per moglie una poppante!>>
Le labbra di Amy si contrassero in una smorfia sdegnosa. <<Ah. Grazie al cielo, il nostro è un matrimonio per stretta di mano. Domani me ne andrò, e di corsa.>>
La finestra si chiuse portando via con sé quel po’ di luce che aveva illuminato la facciata buia. Andrew rimase al freddo, mentre un’acquerugiola malefica si insinuava attraverso il bosco, fino a bagnare lui e la fattoria immersa nella notte.
Il freddo della pioggia gli trapassò la pelle, divenne freddo del cuore, gelo nelle ossa. Amy voleva lasciarlo. Oh, era perfettamente possibile, visto che il loro matrimonio si basava su una stretta di mano fatta sul fiume, e poco importava che ci fossero stati decine di invitati, o che uno di loro fosse addirittura il Principe Stuart. No, l’unica cosa che contava era che Amy voleva andarsene perché… lui l’aveva lasciata sola.
Ma cosa avrebbe dovuto fare? Subito dopo la fuga del Principe, Andrew aveva aiutato Cameron e Annette a mettersi in salvo, e poi era rimasto sulla costa per aiutare Lorelei, dopo che gli Inglesi le avevano devastato la capanna…
Con coperte e cuscini sottobraccio si diresse verso la stalla. Sbuffò e arricciò il naso, infastidito per il tanfo dei cavalli, poi si rincantucciò in un angolo, al riparo dagli spifferi della porta. C’era poco da essere schizzinosi con quel freddo e la tempesta in arrivo.
Raggomitolato tra la paglia fresca e le coperte, chiuse gli occhi e cercò conforto nel sonno.
Ma quello si ostinava a non venire, a non volerlo aiutare. Anzi. Le immagini di una vita senza Amy gli affollarono la mente, fino a divenire disturbanti. Dolorose.
D’improvviso provò una stretta allo stomaco. Era una sensazione di perdita così cocente che lo svegliò del tutto e lo fece drizzare a sedere sul giaciglio.
Sbuffò, irritato con se stesso. Si era rammollito, non c’era dubbio. Era diventato debole, perché un uomo non può farsi comandare da una femmina, specie se così giovane e battagliera o finirà per farsi mettere i piedi in testa, e non avrà il rispetto di nessuno e…
Un soffio. La porta cigolò sui cardini. Un sussurro. <<Andrew?>>
L’uomo spalancò gli occhi nell’oscurità. Nel buio, una figura avvolta in un telo scuro, forse un mantello, si muoveva lentamente, con cautela. Aveva i piedi scalzi e un lembo bianco accarezzava le caviglie.
<<Sono qui>>, rispose lui, con voce più seccata di quanto volesse.
La donna si avvicinò per fermarsi a pochi passi. Andrew la udì respirare in fretta, e solo allora si accorse che le spalle erano scosse da singulti trattenuti. Scattò in piedi, le venne accanto e subito sentì le braccia sottili di Amy che lo stringevano.
<<Idiota>> singhiozzò la ragazza. <<Stupido caprone. Non lo capisci che ho avuto paura per te?>> Tirò su con il naso e si strofinò il viso. <<No, non ci arrivi, vero? Che non sapevo più nulla di te e che ho pensato che ti avessero preso e impiccato?>>
Andrew le sollevò il viso con le dita. La rabbia e la paura si erano dissolte lasciando il campo a un ingombrante senso di colpa.
<<Non ci ho pensato. Sul serio, ho sempre fatto di testa mia e adesso…>> Sospirò, in difficoltà. Sembrava impacciato: non era abituato a giustificarsi. Era l’uomo di casa, lui. <<Perdonami. Sono così abituato a essere solo che… e poi non pensavo che potessi essere così in pena. Gli uomini partono, vanno via e le loro mogli non frignano come stai facendo tu.>>
<<Gli altri mariti vanno al pascolo con le loro mandrie, o partono per la caccia. Non vanno al seguito di un ricercato dagli Inglesi facendo perdere le loro tracce per tre mesi! Perché è tanto che sei mancato! Tre disgraziatissimi mesi!>> sbottò Amy furiosa.
Andrew inarcò le sopracciglia. <<Dio santo… non me ne ero reso conto.>> mormorò contrito.
La ragazza lo guardò da sotto in su, accigliata, piena di rabbia e angoscia. <<Ho misurato ogni giorno, ogni singolo giorno dalla tua partenza. Il giorno dopo le nostre nozze, te lo ricordi, vero? Mi hai lasciato sola. Ho pensato che ti avessero preso, ho temuto tutto e il contrario di tutto, e tu adesso torni qui, rilassato come un fiore… quando avrei solo voglia di tirarti il collo>> spiegò con voce soffocata.
Andrew sorrise nel buio. Lasciò che la ragazza appoggiasse la testa nell’incavo del suo collo e poi la sollevò in braccio per portarla fino alle coperte. Docile, Amy si raggomitolò accanto a lui. Gli strofinò il viso sul petto poi arricciò il naso. <<Ehi! Stammi lontano, che puzzi di cavallo!>>
Ma Andrew non stette a sentirla. Le prese il viso tra le mani, ne seguì i contorni con delicatezza, fino a che non la baciò, rapido e leggero.
<<Farò il bagno al fiume domani, e tu verrai con me, e ti permetterò persino di insaponarmi>> mormorò. Lei rise. <<Non sai quello che ti aspetta, marito.>>
Andrew chiuse gli occhi nel buio. L’abbracciò più forte. <<E te lo prometto. Questa volta non me ne andrò. Mai più.>>

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