Atelier dei Libri: Recensione: Strokes, di Stefano Pitino

mercoledì 29 settembre 2010

Recensione: Strokes, di Stefano Pitino

Tre stanze bianche. Vuote. Senza via d’uscita: una dimensione parallela. È il regno di un maestoso Orologio a pendolo nero: la Morte.
È qui che l’Orologio ha trasportato dodici ragazzi. C’è chi non crede più nell’Amore e chi lo sta cercando. Chi usa il denaro e chi la forza. Chi crede troppo in se stesso e chi per nulla. Chi usa la testa e chi il cuore.
Allo scoccare di ogni ora uno di loro è convocato dinanzi all’Orologio. È messo di fronte al suo vero io. Ha una sola possibilità di salvarsi: trovare l’unica chiave che batte la Morte.
È una frenetica lotta contro il tempo. Un confronto. Uno scontro. Un vortice di azioni incalzanti e vertiginosi colpi di scena. Un susseguirsi di tentativi di fuga, avventure, lotte, flirt.
Ma soprattutto una grande favola d’amore, un sogno, una magia, un inno alla speranza e alla vita, alla luce dell’Amore che vince le tenebre.

Nonostante io abbia impiegato circa tre giorni per leggere Strokes, la lettura del manoscritto in realtà avrebbe richiesto non più di due, massimo tre ore, viste le esigue dimensioni che in pratica non superano le 120 pagine, e che solo l’impaginazione particolare riesce a “stirare” fino a raggiungere le 134.
Strokes non si presenta al lettore con una stesura tradizionale, ma piuttosto sottoforma di sceneggiatura teatrale, all’inizio del quale Pitino ci presenta molto brevemente i nomi e l’aspetto esteriore dei personaggi, prima di alzare il sipario e dare inizio al fitto scambio di battute tra i vari protagonisti, che proseguirà senza sosta fino alla fine del libro.


La trama del racconto si basa sull’avventura surreale di dodici ragazzi, i quali vengono trasportati, senza nessuna ragione apparente, in una dimensione alternativa dietro oscuro volere della Morte, che sottoforma di una gigantesca e minacciosa pendola nera, sottopone i ragazzi ad un lento e penoso conto alla rovescia lungo dodici ore, allo scoccare di ognuna delle quali uno di loro verrà ucciso, a meno che non disponga della “chiave” per sconfiggere la mietitrice oscura.
La drammatica situazione è resa ancora più tesa dall’ambiente in cui i personaggi sono costretti a muoversi. Infatti la dimensione parallela è poco più grande di un monolocale, ed è composta da tre stanze bianche e spoglie da qualsiasi arredo. In simili circostanze, le personalità molto diverse dei protagonisti finiscono inevitabilmente per scontrarsi e sovrapporsi, sollevando riflessioni interiori, nuove alleanze ed accese rivalità, che conducono la storia verso un finale movimentato ed il fatale scoccare dell’ultima ora.

La prova che sancisce l’esordio di Stefano Pitino nel panorama letterario non è sicuramente esente da difetti. I punti deboli di Strokes sono diversi e, purtroppo, riguardano numerosi degli aspetti da prendere in considerazione quando si valuta un romanzo, se poi di romanzo si può veramente parlare.
La peculiare struttura narrativa di Strokes, infatti, come già accennato è più simile ad un copione teatrale, piuttosto che ad un romanzo vero e proprio. Adoperando questa scelta, l’autore sacrifica notevolmente le possibilità del lettore di calarsi in una lettura coerente ed immersiva come succede nei testi più tradizionali, poichè l’elenco infinito di nomi, rapide battute ed informazioni “intruse” tra parentesi, risulta un po’ troppo freddo e distaccato per raggiungere simile scopo. Inoltre, tale schema narrativo lascia pochissimo spazio alle descrizioni di ambientazioni e personaggi, e se per le prime si può lasciar correre (tre stanze bianche e vuote si descrivono anche in due righe), per i secondi la questione è piuttosto seria, visto che pur essendo i cardini fondamentali intorno al quale ruota Strokes, molti rimangono nebulosi e poco definiti, lasciando un po’ troppo lavoro all’immaginazione del lettore.
Anche quello che dovrebbe essere il punto forte del libro, ovvero il fitto intreccio dei dialoghi che delinea la personalità e le interazioni dei protagonisti, presenta delle falle.
L’intenzione di Pitino di conferire ai suoi personaggi l’aspetto di “stereotipi viventi” è chiara fin dall’inizio, ed è utilizzata dall’autore come strumento per dare una chiave di lettura metaforica al racconto. Evidenziando la figura della morte come grande livellatrice di fronte al quale tutti sono uguali ed impotenti, e contro cui nulla possono i falsi idoli moderni come la ricchezza, la vanità o la prevaricazione, si evince come l’unica forza in grado di affrontare la morte sia l’amore puro.
Un messaggio che eviterò di definire scontato, ma che di sicuro non brilla per originalità, e che avrebbe comunque potuto essere alla base di un buon libro se non fosse che i dodici giovani protagonisti sono fin troppo sepolti nei loro esasperati panni di “luoghi comuni”. Il comportamento dei personaggi rimane costantemente incatenato al loro ruolo di cliché per tutto il libro, rendendoli prevedibili e scontati al limite dell’assurdo, dimostrando a volte un’incoerente noncuranza verso la loro incredibile situazione e l’incombente minaccia di morte.
Purtroppo anche la toccante storia d’amore che nasce e si sviluppa nel libro presenta a tratti le stesse forzature innaturali tipiche del cliché, perdendo una parte del suo valore positivo ed emozionale. 
Proseguendo nel libro, qualsiasi lettore con un po’ di esperienza sarebbe in grado di prevedere in anticipo e con una buona approssimazione quali saranno i successivi risvolti nella trama e del finale, che forse fa un piccolo balzo verso l’originalità nelle ultimissime righe, ma difficilmente sorprenderà qualcuno.


Dopo aver letto Strokes, sono fermamente convinta che non sia un lavoro da bocciare in toto, anzi. Probabilmente se la sua natura di testo teatrale non fosse solo apparente ma effettiva, il valore dell’intera opera sarebbe senz’altro diverso. Se il ruolo dei protagonisti fosse rivestito da attori in carne ed ossa, la loro interpretazione potrebbe conferire ai dialoghi ed ai personaggi la profondità, il carisma, ed il coinvolgimento che invece l’opera non riesce a trasmettere con la sufficiente potenza dalla fredda carta, impedendo al meritevole messaggio lanciato da Pitino di penetrare ed attecchire efficacemente nell’animo dei lettori, soprattutto dei i più adulti o smaliziati.

Verdetto: un libro che non mi sento di consigliare.


20 commenti:

  1. Mh... ma sulla copertina c'è proprio scritto "il nuovo cult nato dalla rete"? Personalmente fino ad oggi non lo avevo mai sentito. Non ho letto il libro, ma a giudicare dalla recensione non sembrerebbe un granchè...

    RispondiElimina
  2. @Daniele, si quella è proprio la copertina completa.

    RispondiElimina
  3. Ciao!!
    sono d'accordo con Daniele... non ne avevo mai sentito parlare, ed è vero, dalla recensione non sembra granchè, però peccato perchè sembrerebbe che ci siano spunti interessanti: mettere una persona a confronto con il vero se stesso e battere la Morte in persona...cavolo sambrerebbe molto interessante. Ma a quanto pare ,per fare un buon libro non bastano le buone idee!

    RispondiElimina
  4. Bah... io pensavo che al massimo potesse trattarsi di una di quelle fascette promozionali che mettono di tanto in tanto insieme ai libri, però scrivere direttamente sulla copertina "libro cult" mi sembra una roba un po' arrogante. L'ultima volta che ho letto una cosa simile era per un libro sulle battute di Chuck Norris, ma quello era veramente un fenomeno mondiale di culto, per mesi ne hanno parlato anche i telegiornali, e su internet è dappertutto.
    Invece io se su google cerco Strokes al massimo trovo il gruppo rock...

    RispondiElimina
  5. Nemmeno io ne avevo mai sentito parlare. La recensione di Glinda è alquanto esplicativa e devo dire che l'idea che si possa fare di questo manoscritto una sceneggiatura mi garba molto.

    RispondiElimina
  6. In realtà io ho detto che questo manoscritto E' una sceneggiatura :D in pratica è scritto così:

    Glinda: ehi ciao!
    Marianna: (girandosi) ciao Glinda
    Glinda: che ci fai quì? (poi tra se) pensavo dormisse
    Marianna: passavo
    Tizio: ciao ragazze (poi tra se sghignazzando) che belle pollastre

    E così via per 120 pagine...

    RispondiElimina
  7. Hahahahaha intendo perfettamente. Concordo allora.

    RispondiElimina
  8. Io ho letto il libro dopo che me l'ha prestato una mia amica. A lei non è piaciuto molto, lo ha comprato per via delle numerose recensioni positive ma secondo lei sono un po gonfiate. Neanche a me è piaciuto troppo, in un pomeriggio è finito ed in un giorno te lo sei dimenticato, 130 pagine scritte in quel modo poi in un libro normale non sono più di 80. In effetti forse sarebbe meglio come copione

    RispondiElimina
  9. Beh si, Glinda ha accennato ad un messaggio non troppo originale come quello dell'amore che vince la morte eccetera, però nemmeno il contesto è poi così innovativo, visto che di film, libri e videogiochi horror/fantasy con trame o background simili ce ne sono tonnellate. Oltre a buona parte della serie di The Saw, mi vengono in mente altri film come Cube o the Hole, diversi libri come the Dome o the Myst di Stephen King e pure qualche videogioco quì e lì. Cambia qualche particolare ma siamo lì. Penso che mi informerò meglio su questo libro, forse lo comprerò, giusto per sapere cos'è che lo ha reso un "CULT" nella rete :D

    RispondiElimina
  10. Beh in effetti mi dava un po' la sensazione che fosse qualcosa di già visto e sentito ed ora che ci penso i film citati hanno tutti qualcosa in comune con Strokes: tutti bloccati senza un motivo apparente, tutti contro tutti, qualcosa di più grande che ne uccide uno all'ora. Grande osservazione Marianna e Daniele.

    RispondiElimina
  11. non ci avevo riflettuto ma è vero, forse è per quello che il libro sembra essere adatto ad un copione. Comunque daniele - bodymoviz se proprio vuoi prova a fartelo prestare, perchè comprarlo per 13 euro non penso ne valga la pena ;)

    RispondiElimina
  12. Ahaha grazie Eris, ho capito che non sei una fans di questo grande "Cultone" e vuoi provare a tutelare il mio portafogli ;D ho fatto un po' di giri sulla rete e a quanto sembra Glinda è l'unica ad aver dato a questo libro un giudizio medio-basso, mentre alcuni altri sembra che abbiano scoperto nel signor Pitino lo shakespeare de "no'artri"!
    Le possibilità sono due: o glinda è impazzita o tu e la tua amica avete ragione e queste recensioni sono "leggermente" gonfiate :D comunque sia sto per scoprirlo, ne ho trovato una copia presso un'amica, domani lo vado a prendere. Sulla via di casa comprerò un pacchetto di clinex, nel caso rischiassi di strozzarmi dai pianti... ;D

    RispondiElimina
  13. fidati, non hai visto niente fino a quando non vai sul sito ufficiale di strokes, ci sono una trentina di commenti di gente che ha pianto, si è disperato, si è strappato i capelli e ringraziano pitino per avergli mostrato la strada verso l'amore e la felicità ;) meglio dei beatles, una cosa veramente demenziale

    RispondiElimina
  14. Ok. Ho letto il libro e non so nemmeno da dove cominciare. Penso per prima cosa sia d'obbligo citare il commento della mia amica quando me lo ha consegnato stamattina.

    Cito testualmente: -"Di solito dico alla gente che quando mi si regala un libro, è sempre una sorpresa gradita. Ma questo è uno di quei libri che ti fa pensare due volte prima di ridire una cosa del genere"-.

    Se volessi fare un commento specifico, mi ritroverei a ricalcare per lo più la recensione di Glinda, il cui senso critico si dimostra ancora una volta degno di rispetto e mi ricorda perchè seguo il suo blog più di altri.
    Mi limiterò a dire che l'ho trovato scontato e limitato, pieno di cliché e francamente povero di vere emozioni. Sicuramente più adatto ad un pubblico femminile e adolescenziale, ma comunque se dovessi paragonarlo ad altri autori che scrivono per target simili, mi verrebbe da dire che sta una rampa di scale sotto a qualsiasi altro Moccia italiano. Almeno Moccia scrive libri da adolescenti che diventano poi mediocri copioni per film adolescenziali, mentre Pitino salta direttamente al secondo passaggio.

    Francamente non voglio commentare le recensioni di alcuni blogger, che a questo punto mi sembrano più che gonfiate, quasi disoneste, ma eviterò di polemizzare in merito perchè i gusti sono gusti. Sono felice di non aver comprato questo libro ed anche se fortunatamente è ancora raro vederlo sui banconi di una libreria, sarà mia premura salvaguardare da simili errori tutta la gente possibile.

    ...un cult nato dalla rete... MAH!

    RispondiElimina
  15. Bene Daniele ed Eris, vedo che non sono l'unica dunque a non aver amato questo libro. Mi sento meno sola :D

    RispondiElimina
  16. Ma guarda, non sentirti particolarmente sola Glinda, perchè tutte le persone che ho potuto sentire privatamente per avere opinioni su questo libro, mi hanno dato più o meno tutti le stesse risposte. Poi dopo che Eris mi ha parlato del sito ufficiale di Strokes, gli ho fatto una piccola visita che mi ha lasciato estremamente divertito :D
    A parte che i commenti sono veramente fuori dal mondo e dalla decenza, per postarli non c'è bisogno nemmeno di una mail valida che possa attestare la reale esistenza di queste persone.

    Ma il bello è che io ed i miei amici abbiamo notato una interessante particolarità... guarda caso, tutti i commenti che sono postati sul guestbook del sito, sono scritti in modo MOLTO simile: stessi errori ortografici forzati, stesso lessico, stesso uso della punteggiatura ed in particolare dei puntini sospensivi, ripetuti ossessivamente da tutti i fanatici ammiratori di pitino. Quasi fossero scritti dalla stessa mano!
    E poi una coincidenza ancora più incredibile! L'uso smodato ed improprio dei puntini sospensivi è caratteristico anche di un manoscritto che ho letto di recente... STROKES! di Stefano Pitino ^_^

    Quindi sono giunto ad una conclusione che penso sconvolgerà i più...
    Secondo me i fan di pitino sono stati toccati così profondamente nel loro intimo da Strokes, che ormai hanno cominciato a scrivere come lui!

    Prodigi della letteratura cult.

    RispondiElimina
  17. Ok Daniele, ho afferrato l'idea che ti sei fatto del libro, che su questo come su qualsiasi altro blog sei liberissimo di esprimere, però, come giustamente l'autore mi ha fatto notare contattandomi in privato, non è molto onesto insinuare, più o meno velatamente certe cose, visto che non puoi averne la certezza. Devo per correttezza chiederti di limitare la portata dei tuoi commenti alle tue opinioni personali sul libro.

    RispondiElimina
  18. Chiedo scusa, mi sono lasciato trasportare.
    Per rispetto nei tuoi confronti e nei confronti del tuo lavoro eviterò di proseguire il discorso sul tuo blog. Quanto a S.Pitino, se voleva un contraddittorio poteva anche postare direttamente sul blog per parlare con me, non c'era bisogno di rivolgersi a te. Comunque...
    Quando avrò tempo e voglia di dedicarmi a qualcosa di inutile, penso che aprirò un blog apposito per parlare di questa faccenda. Ci sono molti modi per creare un "cult della rete", ma non necessariamente devono essere positivi...

    RispondiElimina
  19. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina

Il mio blog si nutre dei vostri commenti, perciò se avete letto il mio articolo lasciate un segno del vostro passaggio! E, se vi è piaciuto ciò che ho scritto, cliccate sul tasto G+!